Gli impresentabili – Ecco a voi la Squadraccia d’Europa 2012/2013

Una cartina per avere le idee chiare

Una cartina per avere le idee chiare

Con colpevole ritardo, oggi annunciamo il podio dell’ambitissimo premio “Squadraccia d’Europa” per la stagione calcistica 2012-2013 (o 2012 e basta per quei campionati che si svolgono nell’anno solare).

Un premessa: è stata un’edizione sottotono. Molte squadre hanno fatto schifo, ma nessuna ha primeggiato per distacco sulle altre come in altre occasioni. Poco male, gli spunti comunque non sono mancati.

Il gradino più basso del podio è occupato da una squadra che rappresenta una nazione storica del calcio europeo: le isole Fær Øer. Sì ok, forse ho un filo esagerato, ma facciamo finta di niente. Gli isolani, pur essendo impegnati per lo più in lavori veri, giocano anche a calcio. La loro nazionale è rinomata come squadra materasso per antonomasia delle qualificazioni di Europei e Mondiali, anche se di recente ha battuto qualche colpo notevole (anche contro di noi).

Meno conosciuto è forse il campionato. È formato da 10 squadre che si affrontano tra di loro 3 volte. La squadra più titolata della nazione è l’HB Tórshavn, compagine della capitale che comanda l’albo d’oro dall’alto dei suoi 21 titoli. A noi però non interessa. Per trovare il motivo per cui ci troviamo qui dobbiamo scendere. Sia in classifica che in senso geografico.

Un momento di una partita dell'FC Suðuroy

Un momento di una partita dell’FC Suðuroy

Suðuroy è l’isola più meridionale delle Fær Øer. Una delle sue città più importanti è Vágur, famosa per essere stata la sede della prima centrale idroelettrica della nazione. Orgoglio ed entusiasmo a mille per gli indigeni, suppongo. Di sicuro non potrebbero provare certi sentimenti per la loro squadra di calcio, l’FC Suðuroy.

La squadra nasce da una fusione tra una vecchia squadra della città, il VB Vágur, e il SI Sumba, compagine di un villaggio omonimo, celebre per essere la capitale del ballo popolare tipico delle Fær Øer. In realtà questa unione è un bis. Le due squadre ci avevano già provato nel 1995, ma la cosa era durata solo una stagione. Nel 2005 ci riprovano, invitando anche altre squadre. Queste però rifiutano. Vedendo come è finito il campionato del 2012 mi viene da capire il perchè.

Ultimo posto, 2 vittorie, 3 pareggi, 22 sconfitte, 16 gol fatti e 78 subiti. Il computo totale è di 9, immagino sudatissimi, punti. Il ruolino esterno è da paura: 1 pareggio e 13 sconfitte, anche se per assurdo l’attacco ha fatto più gol in trasferta che tra le mura amiche. E chiamale amiche…

Il castello di Srebrenik (fonte: ermaktravel.com)

Il castello di Srebrenik (fonte: ermaktravel.com)

Lasciamo stare i volenterosi pescatori del nord e andiamo ancora più a sud per incontrare i vincitori della medaglia d’argento. Andiamo nei Balcani, regione storicamente fertile di squadracce, per la precisione in Bosnia.

Vi dice niente la città di Srebrenik? No, non ho detto Srebrenica e non ho sbagliato a scrivere. Intendo proprio Srebrenik. In Bosnia esistono sia Srebrenica, che Srebrenik. La prima è un piccolo centro, tristemente noto per fatti di guerra. La seconda, pur essendo meno conosciuta, è una cittadina di quasi 50.000 abitanti, sede di un famoso castello.

A rappresentare Srebrenik nei campionati di calcio è l’NK Gradina. La squadra non aveva mai preso parte al massimo campionato bosniaco, ma al termine della stagione 2011-2012 riesce a centrare la storica promozione.

In questi casi, saper scegliere l’allenatore giusto è di vitale importanza. Tanto per dire, il presidente Dževad Drapić nella stagione in esame ci prova 6 volte. Il rendimento del Gradina, fin da subito, è alquanto deficitario e a farne le spese sono i tecnici. Tutto il mondo è paese in questi casi. E io tifo Palermo. So di cosa parlo.

Lo stemma dell'NK Gradina

Lo stemma dell’NK Gradina

Nell’ordine si susseguono: Samir Adanalić, Denis Sadiković, Boris Gavran, Nedžad Bajrović, Fuad Grbešić e di nuovo Bajrović. Fossero stati disponibili, pure Mourinho e Guardiola avrebbero fatto una brutta fine in questa tonnara.

La squadra, già di suo non composta da fenomeni, deve percepire un minimo di disorientamento, anche perchè è costretta a giocare metà campionato in altre due città, a causa dei lavori di adattamento che deve subire lo stadio di Srebrenik.

La girandola di allenatori e campi da gioco si conclude dopo 30 giornate con un ruolino di tutto rispetto: 1 vittoria, 6 pareggi, 23 sconfitte, 17 gol fatti, 57 gol subiti, 9 punti totali. Da segnalare anche una striscia di 11 KO di fila e una di ben 27 risultati inutili consecutivi. Dai numeri si capisce che la difesa fa moderatamente schifo, ma è l’attacco il vero fiore all’occhiello, visto che fa fatica a segnare anche con le mani. Anche qua, come per il Suðuroy, colpisce il rendimento esterno. 1 pareggio e tante brutte figure collezionate in giro per la Bosnia.

Il mostro di Ayia Napa dovrebbe essere più o meno così...

Il mostro di Ayia Napa dovrebbe essere più o meno così…

Bene, fino a qua abbiamo scoperto squadre terribili e che ricorderemo sempre con affetto. Ma la vera regina dello squallore della stagione 2012-2013 è un’altra. Un squadra suo malgrado incapace perfino di fare schifo fino in fondo.

Il campionato in cui piombiamo è quello cipriota. Negli ultimi anni il calcio dell’isola ha fatto enormi progressi (ricorderete la straordinaria campagna europea dell’APOEL nel 2011-2012), ma qualcuno è rimasto indietro lo stesso.

Per esempio ad Ayia Napa, ridente borgo marittimo famoso per essere una rinomata metà turistica. In paese c’è tutto, persino un mostro marittimo. Una leggenda vuole che una creatura mitologica, a metà strada tra un idra e drago, abiti i mari della costa e in molti giurano di averlo avvistato.

In paese esiste comunque qualcosa sicuramente più reale e senza dubbio molto più terrificante.

Lo stemma dell'AEP Paphos con simil-Elvis al centro

Lo stemma dell’AEP Paphos con simil-Elvis al centro

Sto parlando dell’AO Ayia Napa, la squadra locale. Retrocessa nel 2010 in terza serie, si risolleva in grande stile, riconquistando la Divisione A con due promozioni in due anni.

Sarà stato lo sforzo o chissà cosa, lì inizia lo strazio. La stagione 2012-2013 vede l’Ayia Napa arrancare da subito. In classifica rimane sempre nei bassifondi, cogliendo alla fine la miseria di 8 punti, frutto di 2 vittorie, 2 pareggi e parecchia mestizia. L’attacco si rivela avaro di emozioni: 15 gol fatti, 3 in meno del solo Bernardo Vasconcelos, che non è una squadra dal nome esotico, ma bensì il capocannoniere del campionato. Insomma, un pianto.

Con un ruolino del genere l’ultimo posto in classifica sarà stato assicurato, penserete voi. Ebbene no. Sta qua il colpo di classe della tristezza. L’Ayia Napa non è riuscita nemmeno ad essere la squadra peggiore del campionato. Sulla sua strada si è infatti imbattuta l’AEP Paphos.

Se andate a vedere il loro stemma, sembra che in mezzo vi sia un ritratto di Elvis. Non è lui, tranquilli, e nemmeno il Dave Gahan dei tempi belli. Trattasi di Evagoras Pallikarides, un eroe nazionale cipriota. Che si starà rivoltando nella tomba sapendo di essere diventato il simbolo di una squadra retrocessa con soli 3 punti, di cui 16 conquistati sul campo, 9 detratti dalla federazione cipriota per motivi finanziari e 3 tolti direttamente dalla FIFA per gli stessi motivi.

Lo stemma dell'AO Ayia Napa. Triste quasi quanto la squadra...

Lo stemma dell’AO Ayia Napa. Triste quasi quanto la squadra…

Ultimo posto a loro quindi. Ma le regole del nostro premio sono ferree. Lo schifo bisogna dimostrarlo sul campo, non nelle aulee di tribunale. Proprio per questo il titolo di Squadraccia d’Europa 2012-2013 non può non andare all’AO Ayia Napa. Una squadra così sfigata che nella gara cipriota al più sfigato è arrivato secondo. Perchè? Perchè è sfigata.

P.S. Per festeggiare il premio ci sta proprio bene il ballo faroense tipico di cui sopra. Scateniamoci!